L'oscura rabbia di Stephen King e la malattia mentale

  Mi sono accorta che è da un bel po' che non parliamo più delle opere del maestro King e allora oggi introduciamo un libro uscito per la prima volta nel 1977 con il titolo di Rage (rabbia) e tradotto in italiano qualche anno dopo con il titolo di Ossessione. L'autore sostiene di aver iniziato a scriverlo nel 1966 ma in realtà sappiamo che le prime quaranta pagine le ha scritte quando ancora era all'ultimo anno di liceo e il titolo originale avrebbe dovuto essere Getting it on.

Il maestro sa che state leggendo e vi tiene d'occhio, il suo prossimo racconto potrebbe parlare di voi...

Primo romanzo di Stephen King ad uscire con lo pseudonimo di Richard Bachman, fa parte delle opere composte in età giovanile. Ossessione ebbe inizialmente scarsissimo successo. Venne impilato assieme ad altri tascabili sugli scaffali delle librerie e li dimenticato per anni. In Italia non venne nemmeno tradotto.



La successiva edizione omnibus della NAL del 1985, che comprendeva anche La lunga marcia, L'uomo in fuga e Uscita per l'inferno superò il milione di copie vendute in un anno. Scoperto lo pseudonimo dopo un articolo del Washington Post, come per magia Bachman diventa Stephen King e solo allora anche in Italia si accorgono del titolo.

L'autore dice:”Non so dire se sia o no un bel romanzo; di certo è un romanzo onesto. Come Bachman, volevo solamente scrivere dei libri popolari, da working class, un po' come aveva fatto a suo tempo John D. MacDonald con i suoi innumerevoli thriller e la bellissima serie di Travis McGee. Insomma. Quel tipo di paperback che i contabili o gli operai o i bancari leggono durante la pausa pranzo...”

Il libro è stato ritirato dal mercato editoriale nel 1998 per richiesta dello stesso autore a seguito di alcuni episodi di cronaca nera che affiancarono l'opera all'agire di serial killer nelle scuole americane. Quella dell'autore per noi italiani è una scelta difficile da capire ma negli US il problema della libera vendita delle armi è davvero molto sentito ed è stato meglio non ispirare altri ragazzi ad affrontare i propri problemi con una pistola in pugno.


La trama è semplice, l'argomento complesso.

Il protagonista è Charlie che torna a scuola dopo aver aggredito l'insegnate di chimica e viene espulso dal preside per i suoi comportamenti irrispettosi. Il ragazzo invece di andarsene torna all'armadietto, preleva l'arma da fuoco che si era portato e torna in classe. Spara all'insegnante e prende in ostaggio i suoi compagni. In quel momento inizia un gioco brutale guidato dal protagonista che spingerà ogni personaggio a mettere a nudo davanti agli altri le proprie fragilità ed i propri segreti inconfessabili.

Charlie, è ispirato al serial -killer Charles Starkweather che uccise undici persone insieme alla fidanzata quattordicenne. Il protagonista ci viene presentato come un ragazzo disturbato sin dalle prime pagine, cerca di essere forte in un mondo che percepisce sbagliato. Soffre di ansia, si sente inadeguato, la rabbia lo porta ogni giorno a confrontarsi con i compagni dall'apparente vita perfetta e sfoga la sua frustrazione in piccoli atti di vandalismo. Scoprirà di essere vittima e carnefice di sé stesso così come tutti i suoi compagni che nell'atto della confessione si tolgono i panni della perfezione e ritrovano il senso delle loro vite.

Il disturbo psicologico del protagonista nasce dall'alcolismo violento del padre e si sviluppa nell'indifferenza della madre e nella solitudine. Se il tema della salute mentale negli anni '70 era già vissuto come problematico anche oggi gli ultimi dati non sono confortanti. Secondo l'Unicef un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato, tra questi 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni ragazze, 86 milioni hanno tra i 15 e i 19 anni e 80 milioni hanno tra i 10 e i 14 anni. L'ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. Ad oggi abbiamo ancora 46.000 adolescenti che si suicidano ogni anno (uno ogni 11minuti). Secondo questo rapporto anche prima del Covid19 bambini e giovani portavano il peso delle problematiche relative alla salute mentale senza che ci fossero investimenti significativi volti ad affrontarle. I giovani sentiranno per molti anni l'impatto del Covid sul loro benessere psico-fisico, sono soli e questo non è bene. La loro salute mentale è una emergenza nazionale taciuta che richiederebbe più attenzione, forse in questo modo si eviterebbero altri Charlie e non ci sarebbe la necessità ritirare dal mercato alcun libro.



Si tratta di un romanzo breve, una storia di duecento pagine focalizzata interamente sulla malattia mentale e sulla solitudine che l'accompagna. I pregiudizi dettati dall'ignoranza ancora oggi impongono il silenzio su molte situazioni di disagio. Nel libro solo dopo che la classe è stata presa in ostaggio e sono morte due persone la condizione di Charlie viene considerata in modo serio, ma ovviamente con i modi sbagliati: attira l'attenzione di stampa, polizia e media che si scagliano sul caso e etichettano Charlie come l'ennesimo adolescente pazzo con la pistola in mano. Gli unici che sembrano capire il disagio di Charlie e tifare per lui sono i suoi stessi compagni di classe, tutti tranne Ted che è troppo perfetto per avere segreti inconfessabili e finirà per impazzire aggredito dai suoi stessi amici.

Se mai riusciste a trovare una copia vi consiglio la lettura di questo libro scomodo che nonostante tutto merita di essere letto perché è realistico e brutale nel trattare temi complessi.

Buona lettura a tutti.


Alice Tonini

Commenti

  1. Argomento molto interessante, degno di una conferenza. Per quel che riguarda il libro io ho sempre un po' "paura" ad affrontare letture di King.

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