La magia nell'antico Egitto: tra incantesimi di magia nera, legamenti d'amore e religione

Eccoci con un nuovo articolo che parla di magia e misteri legati all'antico Egitto. 


Un passo alla volta ci stiamo avvicinando all'uscita del prossimo libro e allora gli iscritti alla newsletter (e voi lo siete tutti vero?) riceveranno alcuni articoli in anteprima sui temi trattati che ovviamente si collegano a quanto stiamo dicendo in questi post oscuri, riceveranno una anteprima del libro, potranno vedere la copertina prima della pubblicazione...ma torniamo in Egitto.

L'ultima volta che abbiamo parlato della civiltà dell'antico Egitto abbiamo trattato Il libro dei morti che serviva ai defunti per arrivare in paradiso ma ci sono aspetti della religione politeista egizia che interesseranno chi di voi è appassionato di magia, fantasy o esoterismo.

Quella che oggi chiamiamo magia nera è stato un elemento fondamentale della società egizia, utilizzato per secoli da uomini e donne per risolvere i propri problemi d'amore, denaro, guerra e salute.



Anche dopo la fine dell'epoca faraonica alcune pratiche magiche si sono conservate intatte nella tradizione della chiesa cristiana copta e dell'islam. Nel rinascimento e nei libri di medicina medievale possiamo trovare traccia di pratiche rituali in tutto e per tutto simili a quelle in uso nell'antico Egitto. 

Il significato che veniva dato alla magia era diverso da quello che vi attribuiamo oggi, all'epoca tutti credevano nel potere delle pratiche magiche che erano considerate il lato pratico della religione. Secondo i miti della civiltà dell'antico Egitto le divinità avevano donato all'uomo la magia perché gli fosse d'aiuto nella vita di tutti i giorni, per contrastare il destino avverso. 

C'erano pratiche magiche per favorire i raccolti, per guarire dalle malattie e rituali di magia nera contro persone o intere famiglie. C'erano legamenti d'amore per sedurre la donna desiderata o per aumentare gli affari e il successo della propria attività economica.


Heka stringe tra le mani due serpi.


Secondo la mitologia la magia era la scintilla che aveva dato il via alla creazione. Il dio Aton creò l'universo pronunciando il nome di tutte le cose, il suo figlio primogenito Heka infuse nelle cose l'energia, il potere vitale dando vita al cosmo e agli altri dei. Lo stesso nome Heka significa ”colui che infonde potere”. Heka dava vita alla magia, la personificava rendendo possibile che delle formule scritte potessero maledire qualcuno o dagli la vita eterna nel mondo reale.

In più di 3000 anni di storia egizia, il potere magico di Heka venne utilizzato nelle cerimonie pubbliche e private per portare vantaggio ai singoli individui o a tutto il popolo egizio.

Le pratiche magiche si basavano su tre aspetti: il rituale da compiere, il testo da leggere e gli oggetti. Gli oggetti erano di vario tipo: c'erano gli amuleti realizzati da appositi artigiani o potevano essere richiesti elementi presenti in natura come le lingue di lucertola, gli occhi di scimmia o le lacrime di asino.


Scatola di cosmetici e unguenti considerati dalle proprietà benefiche.

Le formule magiche si evolvevano nel tempo e riflettevano il periodo in cui erano state scritte. I rituali del periodo greco romano in Egitto tra il 300 a.C e il 400 d.C. riguardavano soprattutto salute, affari e amore. In quest'epoca l'ingrediente più utilizzato era il sangue di gladiatore (non era specificato se vivo o morto) che serviva a dare vigore all'incantesimo.

L'historiola era un breve racconto mitologico che si apponeva all'inizio dei testi e serviva per estendere il potere degli dei al momento in cui si eseguiva il rituale. 

Il rito poteva essere semplicissimo: si portavano a un altare parti di piante e oggetti e si recitava un incantesimo. Nei rituali di magia nera, con l'obiettivo di esacrare un nemico, si prendeva un vaso d'argilla o una statuetta, si incideva il nome e si rompeva l'oggetto. Il testo della formula veniva poi seppellito in un cimitero abbandonato o messo in bocca a un defunto. Si credeva che nei cimiteri abbandonati le anime dei defunti che si sentivano trascurate erano talmente infuriate da essere disposte a prendersela con i vivi per vendicarsi.


L'entrata del tempio di Edfu


Il tempio era il luogo della magia, li avvenivano i rituali, se ne inventavano di nuovi e si studiavano e conservavano quelli già esistenti. Esistevano biblioteche annesse ai templi più importanti e al palazzo del faraone dove i sacerdoti si recavano per studiare le pratiche della scienza magica. Il catalogo della biblioteca di Edfu elenca centinaia di opere contenenti testi magici o testi di medicina fatti interamente di formule magiche. 

Gli incantesimi venivano venduti al pubblico in formulari precompilati dove venivano lasciati gli spazi bianchi nel posto dove bisognava apporre i nomi delle persone da maledire, il richiedente e il nome di sua madre, fondamentale per rievocare il potere degli antenati. 

I sacerdoti erano gli autori degli incantesimi e i custodi di queste tradizioni, eppure non erano i soli a praticare le arti magiche.

La magia nell'antico Egitto era cosa pubblica e lecita, permessa a tutti, usata in ogni aspetto della quotidianità. In tutta la storia dell'antico Egitto mai nessuno è stato processato per aver utilizzato degli incantesimi di magia nera contro qualcuno perché era ritenuto normale.

All'interno di un tempio durante l'anno si alternavano diversi gruppi di sacerdoti, nel periodo di tempo che trascorrevano al di fuori dai loro doveri religiosi potevano dedicarsi ad altre attività economiche, tra cui c'era la vendita di incantesimi di magia nera. Spesso erano gli stessi sacerdoti, sotto compenso, a portare le formule nei cimiteri e a infilarle nella bocca dei cadaveri.

Il faraone stesso utilizzava i testi di magia nera per annientare i nemici dell'Egitto durante cerimonie pubbliche e private. Durante la cerimonia della rottura dei vasi rossi, si scriveva il nome del popolo nemico sui vasi o statuette che venivano rotte e seppellite nei cimiteri. In caso di assenza di cimiteri si poteva sempre crearne uno, in quel caso bastava tagliare la gola a un nemico e spargere i suoi resti in giro. La sua anima in collera avrebbe fatto il resto. 


Sacerdote che officia un rito 


Nei villaggi i sacerdoti adattavano i rituali che utilizzava il faraone per andare incontro ai bisogni quotidiani della popolazione. C'erano rituali per evitare i morsi di serpente e di scorpione o per favorire una gravidanza. Le formule utilizzate per sottomettere i nemici vennero adattate per l'utilizzo in campo amoroso. Lo scopo non era quello di fare innamorare ma di sottomettere la volontà della vittima ai voleri di chi praticava l'incantesimo.

La magia nera fu un elemento centrale della magia egizia e influenzò anche altre civiltà vicine, lo possiamo vedere nella storia di Geremia nell'antico testamento che maledì gli israeliti rompendo un vaso d'argilla e recitando un maleficio (Geremia C19,11).

Questo tipo di formule magiche restò in uso per diversi secoli anche dopo che il cristianesimo iniziò a diffondersi in Egitto. Molti monaci che si convertirono al cristianesimo copto erano stati educati secondo le antiche usanze magico religiose, per questo la magia continuò a essere praticata anche nei secoli successivi. Non è mai stata resa ufficiale dalla chiesa ma molte pratiche sono utilizzate in modo ufficioso anche oggi. 

Prima di concludere due parole sulla medicina. 

Nell'antico Egitto i medici erano noti come I profeti di Heka, dio della magia e le loro pratiche erano un misto di credenze , magia e folklore locale. 


Thoeris che protegge la gravidanza. 


Ad esempio a causa dell'altissima mortalità, durante la gravidanza si rendeva necessario prendere ogni precauzione possibile incluso l'uso delle arti magiche per proteggere madre e figlio. E' stato ritrovato un testo intitolato Pratiche magiche per madre e figlio che elencava una serie specifica di rituali e incantesimi. Gli oggetti che si usavano erano le zanne di ippopotamo che servivano per disegnare cerchi magici attorno al letto, c'erano unguenti incantati che si utilizzavano per curare le smagliature e portare sollievo alla partoriente che tramite questi assorbiva il potere della dea protettrice del parto Thoeris.

Uno dei rimedi più noti per curare i disturbi gastrici era il latte di una donna che aveva partorito un figlio maschio. Si tratta di un ingrediente che comparirà nei trattati di medicina fino al 17° secolo, agli albori della medicina moderna. Poi c'era l'uso dello Wadjet o l'occhio di Horus e lo sputo che era ritenuto un rimedio quasi miracoloso. Un'altra pratica diffusa tra chi non poteva permettersi rituali personalizzati era quella di bere acqua dalle virtù magiche, un'acqua dove era stato immerso un amuleto che l'aveva impregnata delle sue virtù. Chi la beveva assimilava il potere benefico o malefico delle parole. Una tradizione simile è in uso nell'islam dove si utilizzano ciotole con incisi versi del corano e si pensa che bere acqua da queste porti giovamento.

L'occhio di Horus o Wadjat


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Buona lettura a tutti.

Alice Tonini


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