Horror: nascita di un genere, dalla letteratura ai film

 Torneremo ancora a parlare di demoni e altre creature le cui origini appartengono alla storia e al folklore locale ma per completezza vorrei anche approfondire alcuni aspetti storici più pertinenti alla nascita dei film horror e al legame di questi ultimi con la letteratura perché in fondo è di libri che qui si parla e senza libri la maggioranza dei film non ci sarebbero.



Le storie dell'orrore sono con noi da sempre, raccontate intorno al fuoco e sviluppate poi in romanzi e racconti brevi, oggi sono protagoniste anche di film e videogiochi. 

I primi film horror sono stati ispirati dai mostri classici, in particolare dai "morti viventi" o "non morti". Trattarono in particolare la paura della morte e di quello che può succedere dopo, una delle paure più antiche per l'uomo. E se non fossimo davvero morti? Che cosa accadrebbe se tornassimo indietro dalla morte come "qualcos'altro"? Cosa accadrebbe se non fossimo né morti né vivi? Sono paure che nascono dal desiderio umano di essere immortali, dalla complessità della nostra psiche e dalla sua incapacità di dare un senso alla morte.

Mary Shelley con il suo Frankenstein apre la carrellata di personaggi non vivi cui l'industria del cinema ha attinto a piene mani, scrisse la sua opera in svizzera nel 1816 e venne pubblicata nel 1818. Frankenstein è un romanzo gotico nato per intrattenere un gruppo di amici, scritto di fretta mentre l'autrice era impossibilitata a uscire a causa del mal tempo durante una vacanza con il suo amato. Fu lord Byron, amico e vicino di casa a indire una competizione per vedere chi potesse scrivere la storia dell'orrore migliore.



La storia del dottor Frankenstein segue il ritorno alla vita di un corpo costruito con le parti di altri cadaveri. Shelley pesca elementi religiosi e scientifici, rifugge dalle regole della letteratura classica dell'epoca e rielabora l'idea orrorifica di un corpo che viene creato dall'uomo e non da Dio, un essere umano nato dai resti di altri esseri umani: da ciò può nascere solo un abominio. L'opera diventa intrigante a causa proprio dei tabù che va a infrangere. In un tempo dove il bravo cristiano viveva nella convinzione di essere creazione divina il tentativo umano di creare la vita suonava scioccante e orrorifico. Mary Shelley ha sottotitolato la sua opera " Un Prometeo moderno", con riferimento al dio che fece arrabbiare Zeus portando il fuoco agli uomini. La storia funziona su molti livelli diversi e da qui la radice della sua popolarità e longevità. L'horror infrange i tabù ma allo stesso tempo piace alle masse. Raggiunge la psiche ad un livello talmente profondo che permette allo spettatore di esplorare aree inaccessibili della mente in modo sicuro, all'interno dei confini di una storia.

I vampiri sono i mostri più comuni e longevi. Bram Stoker con Dracula scritto nel 1897 ancora oggi affascina il pubblico. Le radici storiche sono la parte più emozionante dell'opera anche se non sappiamo con certezza quanto Stoker sapesse della vera storia di Vlad III Drakul l'impalatore che, come dice il nome, amava impalare i nemici. Dal 1456 al 1462 si dice che infilò nei pali centinaia di migliaia di persone. Per questa sua abitudine divenne un personaggio folkloristico molto noto in Romania. Il nome Dracula (figlio di Dracul) deriva da un ordine cavalleresco "L'ordine del Dragone" fondato nel 1431. A causa del coraggio dimostrato nelle battaglie contro i turchi Vlad II venne fatto membro dell'ordine e dopo di lui il figlio, Vlad III, ereditò il titolo. Si racconta che Stoker venne a conoscenza della storia del conte durante le sue letture sulla storia e cultura rumena e modificò il nome del suo personaggio malvagio da Wampyr in Vampire (è in inglese). Altre influenze alla sua opera le troviamo nel lavoro di Sheridan Le Fanu, irlandese, che nella sua novella Camilla (1872) riporta la tradizione delle sidhe (mitologia gallese, erano donne che bevevano il sangue), poi possiamo citare Giulio Verne con il suo Castello dei Carpazi e Anne Radcliffe con I misteri di Udolpho. Stoker frequentava abitualmente la cittadina di Whitby sulla costa dello Yorkshire e ha mescolato luoghi e nomi, anche di Londra, per costruire la sua ambientazione.


Dracula è stato adattato da Hamilton Deane nel 1924 anche se si dice che Stoker stesso abbia scritto il primo adattamento teatrale presentandolo al London Lyceum Theatre con il nome di "Dracula, il non morto" nel maggio del 1897, poco prima della pubblicazione del romanzo. Quello di Deane fu il primo adattamento a essere autorizzato dalla vedova di Stoker e venne messo in scena un volta sola, forse perché durava più di quattro ore (un moderno Avatar). Una curiosità, il primo atto iniziava con Reinfield, il servo del conte, che sproloquiava in un lungo monologo sul fatto che lui era stato creato dal conte e che non lo avrebbe mai perdonato per questo, racconta poi tutta la storia del conte e della Transilvania e si gustava un ratto saporito prima di uscire di scena.

Il film di Tod Browning del 1931 intitolato Dracula ha visto partecipare l'attore ungherese Bela Lugnosi che ha reso popolare l'immagine del vampiro impomatato che abbiamo oggi. C'è poi un film russo andato perso di cui ci resta il titolo Drakula del 1920 il più conosciuto Nosferatu. Il classico film espressionista tedesco diretto da F.W. Murnau (1921) ha come protagonista Max Schreck. Fu un adattamento non autorizzato del libro di Stoker; lo studio di produzione fu costretto a modificare tutti gli elementi della storia perché non riuscì a ottenere i diritti del romanzo originale. Il film in questo caso funzionò egregiamente perchè Schreck seppe tirare fuori il meglio dal mostro, come successe più tardi con Frankenstein (1931). Nosferatu fu l'unica produzione dello studio Prana Film (fondato nel 1921 da Dieckmann e Grau).



Le riprese iniziarono nel giugno 1921, principalmente a Wismar, un piccolo porto a nord della germania, le riprese in esterno che dovevano mostrare la transilvania, vennero eseguite in slovacchia. Il cameramen, tale Fritz Arno Wagner aveva a disposizione solo una camera e quindi solo un negativo originale. Le istruzioni di Galeen (sceneggiatore) sulle posizioni della camera e l'esposizione delle luci vennero seguite scrupolosamente ma questo non impedì al regista di riscrivere dodici pagine. Curiosità, per Nosferatu il sole è letale mentre al nostro Vlad Drakul causa solo un leggero indebolimento. 

La famiglia di Bram Stocker citò in giudizio la Prana Film per violazione del copyright e vinse, questo causò il fallimento della compagnia. La corte ordinò la distruzione di tutte le copie esistenti di Nosferatu ma una copia sfuggì alla mattanza e riuscì a essere distribuita, da quella vennero tratti duplicati a decine che finirono in ogni angolo del mondo. Oggi è considerato un cult del genere ed è uno di quei film che gli studenti di storia del cinema devono conoscere.

Lo stesso sceneggiatore di Nosferatu, Henrik Galeen, nel 1920 aveva portato sugli schermi Der Golem, insieme a Paul Wegner, come parte di una serie iniziata nel 1915 che si ispirava alla mitologia ebraica dei golem: esseri antropomorfi fatti di argilla che vengono riportati in vita dalla parola ebraica Hemet (verità) scritta sulla fronte delle creature. L'unico modo per spegnerli è cancellare una parte della parola e lasciare la scritta Met (morte). 



Tornando al nostro vampiro preferito, fino a oggi sono stati prodotti più di duecento versioni della storia di Dracula. Frankenstein di Whale invece fu un successo tale da produrre un sequel: La sposa di Frankenstein (1935).

Dagli anni '40 del 1900 la Universal ha monopolizzato il mercato dell'horror per più di dieci anni ma questa è un'altra parte della storia che vedremo la prossima volta. Per ora ci basti sapere che le radici del cinema horror trovano nutrimento in quei classici che da generazioni spaventano il pubblico.

Per ora è tutto, buona lettura a tutti e alla prossima.

Alice Tonini


Commenti

  1. Bello! Bello! Bello! Perché ricco di curiosità. Aspetto la seconda parte.

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